Se lasciamo parlare i numeri, i risultati delle recentissime
elezioni europee ci ridanno un quadro molto diverso da quello che una certa
propaganda politica e informazione parziale cerca di far passare, mistificando
i risultati.
Il gruppo dei sovranisti, l’ENF, al quale aderisce la Lega
di Salvini, è salito da 38 a 58 seggi. Sicuramente un buon risultato, ma il
gruppo ECR dei conservatori europei, nel quale siede la Meloni, è sceso da 74 a
59 seggi. Se si fa la somma dei seggi guadagnati
da tutti i gruppi che, anche con diversi distinguo, possiamo definire
euroscettici (ENF, ECR EFDD, NI), si
arriva a 177 seggi, solo 3 in più rispetto alle precedenti lezioni europee del
2014. Ma in questo gruppo sono da conteggiare ben 28 seggi dell’UKIP di Farage,
che presto non siederà più nel Parlamento europeo. Quindi, nel complesso, non
c’è nessun spostamento significativo per quando riguarda i due grandi blocchi
parlamentari: gli europeisti e gli
euroscettici. Anzi, una volta che si consumerà la Brexit, i
sovranisti/conservatori/euroscettici saranno nel complesso, presumibilmente,
più deboli.
La grande novità, invece, si riscontra nel gruppo degli
europeisti convinti. Infatti, i seggi persi dai popolari e dai socialisti,
vengono guadagnati dai Verdi che passano da 50 a 69 seggi e dai liberali dell’ALDE
che salgono da 70 a 109 seggi. E questa è una buona notizia per l’Europa. La
spinta per un rinnovamento in senso comunitario è chiara e lascia ben sperare
per il nostro futuro come Europa unita, come potenza politica ed economica nel
mondo, ma ci deve preoccupare nel presente per il nostro Paese che risulta
isolato, su un binario rivolto al passato e non al futuro.
Articolo di Maria Letizia Del Zompo
Nessun commento:
Posta un commento