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sabato 22 aprile 2017

Imparare a pensare è la rivoluzione che serve all'Italia

Impariamo a pensare con la nostra testa. Impariamo che nessuno può decidere al posto nostro. Impariamo ad essere liberi.

Imparare a pensare, e non delegare agli altri, è l'unico modo che abbiamo per contare qualcosa, spesso si è in balia del bisogno, questo ci rende, tecnicamente, degli stupidi.
Imparare a pensare significa responsabilità, si fugge dalla responsabilità diretta, ci si nasconde dando la colpa ad altri per disastri che sono esclusivamente colpa nostra.
Facciamo alcuni esempi:
vi siete mai chiesti del perché siamo il Paese europeo più corrotto? A mio parere dipende dal fatto che siamo un popolo profondamente pavido, siamo dei vigliacchi che girano la testa dall'altra parte,  siamo un paese culturalmente corrotto, un paese che ha rinunciato, in maggioranza a pensare. Tutti si lamentano del privilegio degli altri, in primis dei politici, e poi a ben vedere si cerca il privilegio personale. Imparare a pensare significa anche questo, rinunciare ai propri privilegi per il bene comune, pensare che la legalità è un bene da preservare perché ci aiuta tutti a trovare il nostro posto nella società. Imparare a pensare toglie ogni faziosità. Ecco, un altro problema italiano è la faziosità, i fatti non contano, conta solo chi ha detto cosa. Imparare a pensare rende liberi, e sopratutto costringerebbe chi ci rappresenta a portarci fatti e non chiacchiere. 
La colpa della presenza di 5 mafie che fatturano 120 miliardi l'anno togliendo risorse ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati, la colpa di una corruzione che ci costa 60 miliardi di euro l'anno che è una tassa da pagare che va da 1000 a 2000 euro a testa, bambini compresi, la colpa di politici impuniti che non si vergognano di delinquere, è NOSTRA. 
Sì, la colpa è nostra!
Tutto ciò è stato possibile perché a noi piaceva, ci piace la furbizia, ci piace l'intrallazzo.
Imparare a pensare con la propria testa, mettendo al centro di tutto il bene comune, è la rivoluzione culturale di cui questo paese ha bisogno. 
Rocco Scozzarella 

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